Con i suoi 1.436 m è tra le cime più elevate della catena dei Monti Sicani. Il Monte delle Rose si trova al confine della riserva naturale della valle del Sosio, e si eleva in una zona in cui la natura è incontaminata e poco antropizzata. Fu citato da Aristotele e da Plinio il Vecchio e nell’antichità era famoso per le sue virtuose erbe spontanee, oggetto di studi per molti botanici.
Oltre alle citate rose peonie, la rimanente sezione floristica del comprensorio del Monte delle Rose è composta da giacinti, agrifogli, lavagelli, primule, pungitopi, biancospini, vitalba, anemoni e diverse specie di orchidee. Numerose sono anche le erbe aromatiche, come origano, ruta, aneto, salvia, cumino, issopo, malva, menta, melissa, timo e nepetella.
La fauna è composta in gran parte da uccelli migratori, come l’upupa, da falchi pellegrini, da lepri, istrici, martore e gatti selvatici.
Ad alta quota, in agro bivonese (precisamente sul Piano della Fiera), si trova una croce presso cui gli arbëreshë di Palazzo Adriano sono soliti recarsi ogni 1º agosto per intonare il canto dei loro avi O e bukurà Morè, “O bella Morea”, rivolto all’Albania, loro terra natia.
In prossimità della cima, nel territorio agrigentino di Bivona, è posta una stazione ripetitrice, comunemente e impropriamente definita “palla meteorologica”.
Il clima in inverno sulla cima è appenninico e può scendere oltre lo 0 fino a circa -7 gradi. In estate può arrivare a temperature massime di oltre i 30 gradi.

